Già dal 1935, la Aeronautica Macchi, dopo i successi ottenuti con i suoi famosissimi idrocorsa, aveva cominciato a studiare per la realizzazione di un prototipo di aereo da caccia che rispondesse alle esigenze volute dal programma ministeriale di riequipaggiamento delle unità della Regia Aeronautica con un caccia intercettore moderno. Tali studi portarono ben presto il progettista della Macchi, l'ing. Mario Castoldi, a realizzare il primo prototipo di un caccia monoposto ad ala alta.
Il Macchi Mc.200 "Saetta"
Il primo prototipo volò, pilotato dal capo collaudatore Burei, il 24 dicembre del 1937 e risulto subito il migliore tra i prototipi di nuovi caccia come il Caproni Vizzola F.5, il Reggiane Re.2000, il FIAT G.50 etc…
L'Mc.200 aveva struttura a guscio interamente metallica con l'abitacolo marcatamente sopraelevato per offrire un'ottima visibilità al pilota, era armato con due mitragliatrici da 12,7mm sul muso che sparavano attraverso le pale dell'elica. Il nuovo caccia è un bel monoplano caratterizzato da ridotti ingombri frontali, con la stessa unità propulsiva del G50, ma con una cappottatura motore bugnata di minor sezione.\
In principio il nuovo aereo presenta una serie di noie, potenza motrice insufficiente, scarsa autonomia, ma la più grave di tutte è rappresentata dalla "autorotazione", tendenza allo stallo ad alta quota dovuta al distacco della vena fluida dall'ala. Questo inconveniente, considerato da molti come una caratteristica dell'aereo, viene brillantemente risolto grazie alla perseveranza del collaudatore della Macchi che ne attribuisce la causa alle ali a profilo costante, così dopo qualche prova viene adottata anche per l'Mc.200 un'ala a profilo variabile ed i fenomeni di autorotazione spariscono.
Dopo qualche traversia dovuta ad alcuni incidenti, finalmente i primi 144 Mc.200 vengono distribuiti ai reparti di volo, già nell'estate del 1940 l'aereo è impegnato nei cieli di Malta in missioni di scorta agli Sm.79. Nel novembre 40 due Mc.200 riescono ad abbattere un grosso idrovolante inglese al largo si Augusta in Sicilia, mentre sempre in novembre cominciano i primi scontri con gli Hurricane.
Intanto la campagna nel Mediterraneo e contro Malta si fa sempre più dura, le squadriglie basate in Sicilia utilizzano i loro Mc.200 per compiti diversi, l'aereo partecipa praticamente a tutti gli scontri aeronavali, viene impiegato per la ricognizione fotografica e spesso viene impiegato come scorta ai bombardieri tedeschi in missione su Malta. Nel 41 la 374° SQ. dotata di Mc.200 comincia, per prima, ad operare in Africa Settentrionale subito seguita dal 153° Gruppo Caccia, principalmente si tratta di missione di intercettazione o di mitragliamento di obiettivi terrestri.
L'Mc.200 partecipa praticamente a tutte le offensive condotte dalla Regia Aeronautica durante la guerra, combatté in Africa, nei Balcani, in Grecia e in Russia durante la disastrosa campagna italiana.
Proprio in Russia ci si trova ad affrontare le condizioni più dure; le stufe ed i convogliatori di aria calda sono insufficienti, spesso è necessario preriscaldare i motorini di avviamento e molto più a lungo l'olio dei motori, in molti casi il freddo blocca la pompa dei circuiti idraulici, così una volta in volo non è più possibile ritrarre il carrello, l'abitacolo aperto espone in volo i piloti a temperature bassissime con conseguenti fenomeni di congelamento, i parabrezza, i collimatori di tiro e gli stessi occhiali dei piloti sono continuamente appannati riducendo la precisione di tiro, ma nonostante queste condizioni infernali i caccia italiani ottengono dei buoni successi sui russi, né è a riprova, in tutta la campagna, la perdita di 15 Macchi Mc.200, contro 88 velivoli nemici. Il 17 gennaio 1943, il 21°gruppo esegue la sua ultima missione sul fronte russo, dopo non rimane che ripiegare cercando di salvare il materiale e gli aeroplani. Negli ultimi mesi di guerra gli Mc.200 vengono impiegati per contrastare gli sbarchi angloamericani nel sud dell'Italia.
All'8 settembre, dei 1153 Mc.200 prodotti, ne restano meno di un centinaio
Tre "Saetta" della 374° Squadriglia in volo sul deserto della Marmarica